Wednesday, June 6, 2012

Vivere al Cairo da donna

E anche oggi torno a casa facendo fatica a trattenere le lacrime dal nervoso e chiedendomi chi me l'ha fatto fare  di vivere in un Paese che non ha il minimo rispetto per la donna.

Non amo piagnucolare. Ogni volta che mi trasferisco in un Paese arabo, per il solo fatto che sono una donna, so cosa mi aspetta, ma cio' non significa che lo debba accettare. Percio' ancora mi incazzo se qualcuno mi sussura: "ia mossa", "ia eshta", "ia 3sal" all'orecchio o se, mentre cammino con maniche a tre quarti, jeans e scialle con 40 gradi d'estate, qualcuno si permette di giudicarmi: "haram 3laiki, dovresti coprirti".
Moralisti del cavolo, le schifezze andate a dirle a vostra madre o a vostra sorella. Ah gia', dimenticavo che loro sono intoccabili, ma le madri e le sorelle degli altri no. Se non vi piace come mi vesto giratevi dall'altra parte, non siete costretti a guardare. Ma ho come la sensazione che non lo disprezziate poi cosi' tanto dal momento che, prima di sputare le vostre sentenze, mi spogliate con il solo sguardo.

La cosa piu' demoralizzante e' che alla fine della giornata non ci posso fare nulla perche', per quanto possa reagire, non tocca a me cambiare le cose qui e chi lo dovrebbe fare, ovvero le donne (in questo caso) egiziane, il piu' delle volte mi consigliano di lasciare perdere, andare oltre e non rispondere perche' potrebbe essere pericoloso.

Sinceramente, non so come facciano a lavorare qui. E' da un po' di tempo che me lo chiedo per il semplice fatto che e' da piu' di un mese che tento di dare lezioni private di inglese e di italiano. Ho dato parecchie lezioni ed a parecchie persone, ma si e' trattato sempre e solo di una prima lezione. L'iter scolastico viene sempre, inevitabilmente, stroncato dalla misteriosa scomparsa dell'alunno.
Il motivo? Instintivamente potreste pensare che sia perche' sono una cattiva insegnante, e magari avete anche ragione. Ma queste persone non hanno neanche avuto il tempo di appurarlo o meno. Il motivo e' un altro. Sono uomini. E fondamentalmente concepiscono queste lezioni come un appuntamento al buio per cui funziona cosi': o ci stai o fai finta di starci, se no, non lavori.

Riflettendoci, io tutto sommato sono in una posizione privilegiata. Qui non ci devo vivere per sempre, ma le donne egiziane come fanno? Mi viene sempre in mente la figura di Busayna in the Yacoubian Building. La sua alla fine e' l'unica storia che ha un lieto fine, ma cosa e' stata costretta a fare pur di lavorare?

E' letteralmente impossibile  lavorare senza che, piu' o meno esplicitamente, si venga molestate. Di esempi ne avrei a iosa. Ve ne raccontero' solo uno dei tanti.

Incontro Mohamad per la prima volta a Cilantro. Era in ritardo di un'ora. Si e' seduto al tavolo con me e Sherif senza neanche scusarsi. Inutile dire che, se Sherif non avesse sorbito tutte le mie ire in quell'ora, avrei sbranato il ritardatario a parole. Per evitare cio', e perdere un cliente, dopo aver concordato velocemente data ed orario, mi son scusata ed ho raggiunto i miei amici per una birra fredda.

Qualche giorno prima della lezione ricevo un messaggio di conferma da parte di Mohamad: "Giovedi' alle 7, mi sei piaciuta"

Fino all'ultimo ho voluto credere che intendesse che gli fossi stata simpatica. Inutile dire che non intendeva quello. La prima lezione, nonostante l'insegnamento non sia la mia vocazione, ci ho messo tutto l'impegno possibile per rendere quell'ora e mezza interessante per me e per lui. Mi sono sforzata di parlare in arabo laddove non capiva e mi sono ingegnata improvvisandomi fumettista e mimo.
Non ha ascoltato una sola cosa che ho detto, non ha scritto una sola parola e non ha spiacciccato una frase. Mi interrompeva ogni tanto giusto per farmi domande personali che non centravano nulla con l'argomento che stavamo affrontando.

Gli ultimi 10 minuti mi chiede: posso scrivere una frase? Io, meravigliata e speranzosa che si fosse svegliato un po', gli do' carta e penna. In un italiano sgrammaticato mi scrive: tu piacere a me.
Vuoi fare lo stronzo? E allora iniziamo a giocare. Perche' dovete sapere che la caratteristica principale di questi individui e' la codardia. Faccio finta di non capire: "Cosa hai scritto?Non capisco, me lo puoi dire in arabo?"
Ovviamente non ho ricevuto risposta.

Solo dopo essere tornata a casa ho ricevuto questo messaggio: "Vorrei tu sposato avete la macchina e la apartamento o ufficiale universita perche tu mi piace pensare o rispondere i am good guy".
Wow, una proposta di matrimonio via sms. Che romanticone.

per almeno un mese ha continuato a chiamarmi e mandarmi messaggi. Chiamasi stalking.
(presto scrivero' un post sullo stalking che avviene qui in Egitto tramite chiamate/messaggi incessanti perche' e' un vero e proprio fenomeno, Phone stalkers torment women in Egypt)

Si' e' una storia che puo' farci sorridere e che e' stata motivo di scherno da parte mia e dei miei amici per settimane. Ma non e' un'eccezione, e' una continua ed incessante molestia che ad un certo punto non ti permette di lavorare.


Ho provato anche l'opzione della fede al dito. Ecco cosa succede:

ESR (=egiziano sessualmente represso): Sei sposata?

Io: si' (mostro la fede)

ESR: Tuo marito vive qui?

E qui ci sono due risposte che puoi dare, ma la reazione e' sempre la stessa:

1. No ----> e allora lui si sente in diritto di provarci comunque
2. Si' -----> e allora lui si sente in diritto di provarci comunque perche' una donna straniera puo' sempre avere un secondo habibi ed un marito che lascia sua moglie andare in giro da sola e' cornuto a priori.

Ed e' cosi', che per l'ennesima volta, ti ritrovi a tornare a casa con la voglia di prendere a calci nelle palle qualsiasi uomo che faccia finta di intralciare il tuo cammino solo per fare qualche suono animalesco o per farti sapere (nonostante tu non l'abbia chiesto) quanto sei bella.




Questo e' il mio quinto mese al Cairo e da quando sono arrivata mi sono resa conto che ho subito una trasformazione. Incosciamente ci sono cose di me che sono cambiate e comportamenti che ho assunto:

  • Solitamente amo vestirmi con colori sgargianti e da quando vivo al Cairo mi ritrovo a scegliere colori scuri, deprimenti che non mettano in evidenza le mie forme.
  • Quando esco di casa, guardo per terra. So bene che se incrocio lo sguardo di un uomo, per loro, e' un via libera. Come minimo saro' costretta a subire un commento o un'occhiata provocatoria. Il peggio e' che inizi a seguirmi cercando di attaccare bottone.
    Motivo per cui il piu' delle volte esco con occhiali da sole e lettore mp3 sparato a palla.
  • Quando cammino per strada, corro, non passeggio perche' a quanto pare gli uomini qui non concepiscono il fatto che anche noi abbiamo bisogno di andare dal punto A al punto B perche' abbiamo una vita. Che so', magari lavoriamo, studiamo e abbiamo degli impegni anche noi. No, noi passeggiamo per il loro piacere.

Tante volte avrei voluto che il mio corpo scomparisse. Subito dopo mi son sempre sentita in colpa per il solo fatto d'averlo pensato perche' IO so bene che non ho fatto nulla di male. Tuttavia, mi chiedo quante donne egiziane lo sappiano. Quante non vivano le forme del loro corpo come una condanna invece che un dono. Credo di capire perche' ci sono donne che decidono di coprirsi interamente rinunciando alla propria femminilita'.
E' una pressione psicologica quotidiana che si insinua lentamente nelle tue scelte ed atteggiamenti.



Il fatto e' che l'ostacolo non e' solo nel campo lavorativo o per strada. Parliamo di Tahrir. La piazza che per mesi ha coinvolto l'intero mondo tenendolo a fiato sospeso. Ho sostenuto gli egiziani da casa, ho creduto nella loro visione. Amo Tahrir e cio' che simboleggia. E anche se oggi le cose in Egitto non procedono come tutti noi abbiamo sperato, sono positiva. Dopotutto, si vede l'inizio di una rivoluzione ma non sempre se ne vede la fine. Le cose non cambiano in un solo anno.
Peccato che, pero', ogni volta che la debba attraversare, specialmente quando c'e' una manifestazione, le palpate di culo (e non solo. Vi evito di dire dov'altro) sono la normalita'. Ed e' li', in quel luogo dove centinaia di persone hanno urlato e ancora urlano per un cambiamento radicale ,che ti chiedi se mai ce la faranno. E' dal rispetto per se stessi e per gli altri che ci puo' essere un reale cambio di rotta. A giudicare dalle palpate che subisco, per cui sono sicura che i molestatori sanno dirmi che intimo porto, credo che ci sia ancora molta strada da fare.
(un articolo fresco fresco di come le molestie in Tahrir siano peggiorate sensibilmente: Alarming assaults on women in Egypt's Tahrir)

Ho sempre cercato di trattare gli uomini egiziani come persone adulte, mature e senza partire prevenuta. Mi dispiace dire che, nella maggiorparte dei casi, rimango delusa.

Potrei sinceramente andare avanti a scrivere per ore.

Prima di terminare vorrei dire che in parte gia' prevedo commenti del tipo: "Si', ma anche da noi la donna non e' emancipata, non e' rispettata e bla bla bla..." Queste sono osservazioni con cui sono d'accordo, ma solo in parte.
Chi mi conosce bene sa che non amo chi parla dei Paesi arabi per luoghi comuni senza mai averci messo piede e sa che non sopporto il maschilismo strisciante che regna in Italia o nel cosidetto Occidente.
Ma paragonare le due realta' equiparandole non ha senso. Il soggetto della discriminazione e' lo stesso, ma la cultura, gli atteggiamenti e le relazioni tra i due sessi delle due realta' non lo sono e cio' inevitabilmente crea delle discrepanze. Parificare e' solo un modo per negare il fatto che esiste una differenza ed e' anche parecchio palese. Negare, fare finta o sminuire il problema non aiuta. 

Detto cio', questo post non vuole essere una demonizzazione dell'Egitto o delle persone che ci vivono perche', per quanto ci siano giorni in cui mi faccia impazzire, ha un'anima di cui mi sono innamorata, lo ammetto. Ed e' proprio perche' lo amo che sento sia giusto esporre questo problema perche' una societa' che non e' in grado di confrontarsi o di autocriticarsi non si evolve.

Questo, per me, e' uno spazio dove mi posso esprimere liberamente rendendovi partecipe di tutti i miei stati d'animo e, purtroppo, questo e' uno di quelli con cui devo convivere quasi quotidianamente qui in Um al Dunya.


Vi rimando a questo post che affronta molto bene la questione, in maniera divertente: I'm an Egyptian woman and I like to be sexually harassed

C'e' anche una mappa online dove e' possibile denunciare episodi di molestia sessuale, individuando le zone da evitare perche' piu' a rischio: Harassmap




se cmq sia scrivete "harassment in cairo/egypt" su google troverete molto facilmente articoli di giornale, blog, video ecc che spiegano l'emergenza sociale.


post correlati: Escalation delle aggressioni sessuali al Cairo



16 comments:

  1. ciao ele, intanto ti ringrazio per questo tuo post.
    ne abbiamo già iniziato a parlare, qui di seguito uno stralcio di un intervento dal titolo "Quale relazione, quando il corpo è delle Altre?",che ho portato al xv congresso udi. credo proprio che uno dei nodi cruciali riguarda la relazione tra noi donne , e so che in questo siamo d'accordo. e come dice antonella, un'amica, "Ognuna di noi ha dentro qualcosa del sentire di Eleonora.

    E la nostra forza sta nel mettere insieme quel qualcosa per dare forza alla rete della vicinanza, della sorellanza. "
    è una questione molto delicata...
    <<[...] A Catanzaro, con l’associazione Nata di Donna, dalle nostre esperienze personali fatte di ascolto, dialogo e confronto, emerge che anche le donne native italiane scevre da pregiudizi possono covare un’incomprensione irrisolta nei confronti della “sopportazione” delle donne migranti, soprattutto di quelle di religione islamica,rispetto a situazioni familiari ritenute costrittive ed inammissibili. All’orlo dello stupore ( e dimentiche delle situazioni di vita di molte di Noi, come può accadere in Calabria) ci si chiede il perché di questa sopportazione e si vorrebbe che quella che per Noi è una contraddizione, che spesso vivono, tra l’essere donna istruita-lavoratrice-(mamma tuttofare)-socialmente e politicamente impegnata e al contempo donna che deve mantenere in pubblico un bassissimo profilo, venisse da loro stesse risolta in tutta fretta. Non una volontà di “liberarle” , quando va bene, ma un desiderio insofferente di vederle affrontare con coraggio e subito la loro “liberazione”.

    Da parte delle Altre, invece, ci può essere una presa di distanza, un sottaciuto e sottile mettere le mani avanti dovuto alla intima certezza di non poter essere comprese, ed è inoltre trapelata una preoccupazione, che ci sembra di fondamentale importanza: la consapevolezza che desiderare e mettere in pratica gesti di “emancipazione” comporterebbe un allontanamento certo da parte della famiglia o della comunità di origine, vissuta con la preoccupante e poco rassicurante incognita circa il genere di accoglienza e di sostegno che, una volta “liberate”, potrebbero trovare nella “nostra” società .[...]<<

    bacio

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  2. ciao,
    sono francesco, scrivo dalla provincia di Salerno e di tanto in tanto leggo i tuoi post. Questo che hai scritto oggi mi ha colpito perchè credo che racchiuda non soltanto gli -stessi ma diversi- problemi dei nostri paesi (dall'italia e come fai notare tu dall'egitto), ma anche la presenza in tutto questo mondo fin troppo maschilista (dal lavoro alla vita privata) non soltanto di persone che non sanno più raggionare col cervello ma soltanto da più giù, ma anche di coloro che notano e se ne fregano altamente come se fossero cose normali e da accettare a priori.

    ciao francesco

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  3. Quando hai parlato di donne che rinunciano alla propria femminilità, in particolare, sono rimasta di sasso. Chissà quale grande silenzio portano dentro. A caldo, dico solo che l'immagine degli uomini che emerge dal tuo racconto è veramente deprimente. Non per il tuo modo di raccontarlo, ovviamente, ma per l'oggettività di questo viscido affannarsi sul corpo femminile, sede di aspettative assillanti e contraddittorie. Mi chiedo, data la consistenza di tutto ciò, come sia possibile estirpare una simile cultura. Vorrei saperne di più: le donne con cui ti sei confrontata cosa dicono? Sono arrabbiate, lo accettano come dato di fatto naturale o cosa? Poi, non hai mai conosciuto uomini egiziani che non ripetessero il solito, trito schema? Sono davvero tutti così? Fai finta che queste domande te le faccia una bambina che non sa nulla di un argomento e ha un desiderio famelico di conoscerlo. Te le pongo con quel tipo di ingenuità, dato che la mia prospettiva non si è mai allargata al contesto extraeuropeo (mi rendo conto, il solito eurocentrismo...puah), a parte qualche articolo su qualche rivista: ma davvero penso che ciò non sia giustificabile oltre.

    Permettimi di accennarti che, nonostante le grandi differenze culturali e storiche, ho associato istintivamente le tue descrizioni a quegli uomini del Sud Italia che, quando cammini da sola per strada, ti si appiccicano addosso con un'insistenza e un'invadenza da far vomitare. Bavosi, sei l'oggetto dei loro desideri. Ma tu devi guardare dritto davanti a te, fare finta di niente --> io non ci sono mai riuscita, mi incazzo sempre tantissimo. Si tratta di molestie, né più né meno. Scusa per quest'ultima postilla, in parte fuori luogo data la diversità dei contesti, in parte no dato che alla fine, nonostante le moltissime differenze e specificità, sembra che lo schema si ripeta, al fondo, sempre uguale.

    Enormi molestie quotidiane, quelle che hai descritto, sono la normalità, hanno il consenso di tutti. Come uscire da questa spirale? Leggerò anche gli altri tuoi post, chissà che non ci trovi degli elementi in più per rispondere a queste domande.

    Denise


    Denise

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    1. Ciao Denise,
      grazie per il tuo intervento.
      Vorrei cominciare dicendo che questo e' un argomento tanto vasto quanto delicato e purtroppo, a volte, e' facile cadere in generalizzazioni. Per questo motivo io ti parlero' della MIA esperienza personale.

      Come cambiare una simile cultura? Tante volte me lo son chiesta anch'io...da un lato mi dico che non sono io che devo cambiare le cose qui, ma le donne egiziane. Dall'altro pero' le molestie quotidiane le devo subire anch'io e cio', per me, e' inaccettabile.
      Tuttavia, capisci bene che, se e' una straniera che si mette ad urlare per strada viene percepita diversamente se e' una egiziana che si ribella. E cio', nella mia esperienza, succede raramente.

      I motivi sono tanti. Io le capisco. Non mi aspetto che ci sia un cambiamento immediato perche' purtroppo sono immerse in una societa' e sono cresciute con un'educazione dalla quale e' difficile emanciparsi. Con cio' non voglio dire che siano tutte delle vittime passive. So che esistano associazioni femministe al Cairo (per es), ma so anche che quando sfilano per strada devono avere un cordone di uomini che le proteggano dalle molestie.

      Cosa dicono le donne?La maggiorparte mi hanno sempre consigliato di lasciare perdere e soprattutto, da straniera, di non rispondere perche' potrebbe essere pericoloso.

      Sono rimasta particolarmente colpita dalla spiegazione di una mia insegnante. Quando le ho raccontato che un venerdi', mentre mi dirigevo verso la metro, sono stata seguita da un salafita che mi rimproverava per com'ero vestita e io gli ho risposto. Lei mi ha detto che non c'e' donna al Cairo che non sia stata molestata ma di fare attenzione. Di non rispondere.
      Lo so che lo diceva per il mio bene. Ma cio' che mi ha colpito e' la rassegnazione con cui me l'ha detto. Non lo considerano una cosa normale. Le donne soffrano di questa continua molestia, ma forse non sono ancora forti abbastanza per reagire come dovrebbero. E ne sono consapevoli. O almeno..la mia insegnante lo era. Mi dava ragione quando le dicevo che se non si reagisce non cambiera' mai nulla e se non scendono per strada e si fanno sentire gli uomini le faranno tacere. Mi dava ragione, ma allo stesso tempo sembrava volermi dire che la societa', ora come ora,non e' pronta.

      Sono la prima a dire che e' solo questione di tempo e che prima o poi troveranno la loro strada e noi siamo nessuno per intrommetterci. Ma e' vero in parte perche', come ho detto precedentemente, io qui ci devo vivere e subisco le stesse molestie. Le donne qui hanno tutta la mia solidarieta', ma...credo anche che a nessuna di loro faccia piacere essere molestata e allora mi chiedo: perche' non educano i loro figli diversamente?
      Non e' un'accusa, ma e' un interrogativo che mi pongo spesso.

      Che abbiano o non abbiano un'educazione, che sia cristiane o musulmane, che abbiano paura o meno di reagire, che siano senza velo, con l'hijab o con il niqab, la maggiorparte sono mamme o nonne.Basterebbe nel proprio piccolo cercare di educare il proprio figlio diversamente.

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    2. Per quanto riguarda la domanda sugli uomini.
      Se ci penso, sono veramente poche le eccezioni che mi vengono in mente. In qualche modo, piu' o meno pesantemente, ci hanno provato.
      Certo, ci sono diversi livelli di fastidio. Alcuni, nonostante abbiamo mostrato interesse nei miei confronti sono diventati miei amici. Dopotutto anche loro possono avere cotte o sentirsi attratti ad una ragazza. Ma ce modo e modo di dimostrarlo.

      Nella maggiorana dei casi e' il piacere di molestarti. Non e' un interesse scaturito dalla voglia di conoscerti.
      E sinceramente anche tra i miei amici egiziani, faccio sempre mooooolta attenzione a come mi pongo. Non sono mai del tutto naturale perche' e' molto facile creare malintesi.


      Mi ha fatto sorridere la tua osservazione su quegli uomini del Sud che si comportano alal stessa maniera. Sono per meta' calabrese ed ho avuto diversi ragazzi meridionali. So bene di cosa parli...e' capitato tante volte anceh a me di paragonare le due realta' trovando tante associazioni.

      Spero d'aver risposto in maniera chiara ai tuoi interrogativi. In caso sono sempre qui :)

      Un abbraccio
      Ele

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  4. Posso essere un pò cattivella?
    A mio parere il problema di fondo sono proprio le donne: non c'è solidarietà femminile tra di noi, solo a parole ma a fatti NO!
    E' inutile che ci giriamo intorno. Noi donne sprechiamo il nostro tempo e soprattutto le nostre potenzialità facendoci del male, i dispetti fregandocene una dell'altra, non facciamo gruppo...Già il fatto stesso che le tue amiche ti dicano di lasciar perdere e soprattutto, da straniera, di non rispondere perche' potrebbe essere pericoloso, ha un grande significato. Non credi?
    Ho quasi 60 anni, ho lavorato in un ambiente di ambo i sessi, ma chi mi dava solidarietà erano (ahimè) proprio i maschietti, le donne tutto sorrisi davanti...ma di dietro...erano le peggiori nemiche.
    Riguardo agli uomini del Sud, io abito al nord ma pestano e ammazzano (all'occorenza) anche quelli del nord...(sempre ahimè)
    Ciao e non mollare mai!

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  5. Da quanto detto, trovo confermata la mia idea che non ci sia nulla di più politicamente e socialmente conservatore e pericoloso, come quell'ideuccia che circola nei più disparati contesti, sintetizzabile nell'espressione: "non rispondere, non reagire". E' conservatorismo penetrato nei costumi, nel quotidiano. Arma potentissima, micidiale nel suo neutralizzare sul nascere ogni spinta alla messa in discussione di uno status quo ingiusto. Questo fatalismo, come dici, ha radici forti nell'educazione. E questo circolo va spezzato...tu parli dell'educazione dei figli. In parte penso tu abbia ragione, ma in generale guardo con antipatia all'argomento, che ahimé ho sentito spesso, che la colpa del maschilismo è alla fine delle donne (detto semplificando e in estrema sintesi) perché quel potere educativo che hanno, alla fine non lo sanno usare per cambiare le condizioni di oppressione in cui versano. L'antipatia è dovuta al fatto, da un lato, che i "memi" che si trasmettono di generazione in generazione spesso sono soverchianti rispetto all'agire individuale (--> se tutti, nel mio contesto, pensano che le donne debbano coprirsi tutte, dovrei avere una personalità e un'autocoscienza molto forti per osare di trasmettere a mio figlio il meme contrario, dato che io stessa ho ricevuto quell'eduazicazione), dall'altro, al fatto che lo sforzo si richiede sempre agli oppressi e mai agli oppressori, o forse quest'ultimo lo si dà tanto per scontato che alla fine non si ritiene di doverci ragionare oltre, attribuendo la responsabilità del cambiamento solo a chi subisce e in quanto tale è più debole pe ragioni di potere.
    Va detto che Farfallaleggera ha ragione nel dire che non c'è complicità femminile. Purtroppo è così. Non c'è lo spirito disinteressatamente solidale che spesso troviamo tra gli uomini. Questo secondo me ha radici storiche profonde, le donne non sono mai state abituate a fare gruppo, se escludiamo per esempio la solidarietà familiare legata alla cura dei figli, bensì a considerare (per ragioni politiche, di sessismo atavico) il proprio particolare orticello. Invertire questo processo non è cosa facile, solo l'autocoscienza può farlo. La quale è spesso affidata ad accidentali incontri con il femminismo: un percorso complesso che non è detto che ogni donna conosca nella sua vita. Per questo penso che oggi sia fondamentale essere femministe e diffondere quel tipo di sguardo critico che comporta il femminismo inteso come istanza di autocoscienza femminile in relazione al contesto sessista che spesso le donne che non conoscono queste griglie di lettura si trovano a giustificare fatalisticamente.
    PS: Farfallaleggera, non ho mai detto/pensato che la violenza sulle donne fosse una prerogativa degli uomini del Sud.
    Grazie comunque per questo confronto.
    Un saluto, a presto
    Denise

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    1. ho aspettato a risponderti perche' ero un po' combattuta sul tuo punto di vista e volevo trovare le parole giuste per spiegarti perche', secondo me, non condivido del tutto quello che hai detto.

      Ho compreso il tuo es del velo, e mi trovi d'accordo quando dici che se una ragazza cresce in una societa' dove le donne si coprono, probabilmente da adulta fara' lo stesso. Ma qui si sta parlando di un elemento culturale.
      Molestare, non puo' essere considerato tale. NOn e' cultura, e' ignoranza...e anche se una donna cresce in un ambiente in cui e' considerato "normalita'" camminare per strada ed essere molestata, non le fa certo piacere.
      Posso capire il perche' non abbiano il coraggio di reagire per strada a tali molestie perche' cio' significa sfidare pubblicamente un uomo e con esso una comunita'/mentalita' intera.
      Ma educare il proprio figlio a rispettare te come donna e le altre donne dovrebbe essere la reazione piu' naturale. Facendo cio' non sfidando apertamente la societa' perche' nel momento in cui educano i propri figli, ne ne stanno creando una nuova...

      non so se mi sono spiegata :)

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  6. Ciao Eleonora,
    chi ti scrive è una ragazza che ha passato un anno al Cairo e che sta anche per tornare... se torno è per amore dell'Egitto, con tutti i suoi problemi, e leggere queste cose mi fa male.
    Mi fa male non perchè non sia vero o io cerchi di nascondere questo "lato oscuro" della vita in Egitto, ma mi fa male perchè io amo il Cairo e pensare che per colpa di questi individui la vita quotidiana di una persona (leggi:donna) possa essere rovinata mi fa incazzare.
    Non mi è mai successo di essere palpata, al massimo ho ricevuto apprezzamenti "verbali" e non sono mai stata troppo insofferente, ma capisco che ad altre possa dare molto fastidio.
    Più che altro io magari mi ci posso fare una risata sopra, ma a lungo andare, e specialmente per una ragazza Egiziana, è una persecuzione.
    Beh non so cosa volevo dire con questo commento, solo che mi fa male il cuore a leggere queste cose, che ti capisco, anche io odio quando la gente parla dei paesi Arabi per sentito dire, ma poi purtroppo per quanto io possa difendere l'Egitto, non posso negare che questo accada. E mi fa incazzare. (l'ho già detto?)
    Credo che questo insieme all'istruzione sia uno dei problemi maggiori del paese, e nessuna rivoluzione cambierà la situazione se prima non cambia la mentalità delle persone. Certo che anche una costituzione con delle leggi a favore delle donne sarebbe un punto di partenza...
    Ciao, ci vediamo al Cairo? :)
    Giulia

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    1. Ciao Giulia, non so quando e' stata l'ultima volta che sei stata al Cairo, ma ultimamente la situazione e' peggiorata parecchio...

      cmq si', capisco il tuo stato d'animo.

      Giusto oggi parlavo con un amico egiziano su come non ci possa essere una reale rivoluzione se viene a mancare la partecipazione della meta' della comunita: le donne.

      Domani ci sara' una manifestazione contro le molestie promossa dalle donne egiziane. Ho intenzione di andare...e spero che questa volta non vengano attaccate fisicamente come e' successo settimana scorsa.
      (http://www.youtube.com/watch?v=s5FiiZrKvCo&feature=share, http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5jB-mCwhSAc_RYzEV7zFskhzCWN_Q?docId=26eb9d2bdaa043388bae09442cbd4f01)


      quando vieni al Cairo??contattami!!
      noralavampiravegetariana (mi trovi anche su fb con questo indirizzo)

      ti aspetto per un shai ed una shisha!:)

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  7. Mi sono rivista in ogni parola del tuo bell'articolo: guardare per terra, cercare di mimetizzarsi e di scomparire (senza successo, pare...) adottando un abbigliamento più che sobrio, sentirsi tempestare di "3asal", "mozza" e quant'altro per strada, camminare a passo ultra-sostenuto per eclissarsi il prima possibile... Ho vissuto otto mesi al Cairo, e dal primo giorno la prassi è stata questa. Diciamo che sono stata abbastanza tollerante, ma a volte qualcuno ha superato davvero il limite: strusciate, palpate, insulti che vanno da "sharmuta" a "suck my dick", quest'ultimo urlatomi proprio in inglese da uno str* nonostante fossi accompagnata dal mio fidanzato, che è palesemente arabo e che -per quanto ne sapeva l'insultatore- poteva essere il mio rissoso marito... Uomini con la zibiba sulla fronte che però ti spogliano con gli occhi. Padri di famiglia che, con tanto di figlioletti e moglie al seguito fanno altrettanto. Nel migliore dei casi, gente sconosciuta che ti sistema il lembo della sciarpa perché ti si intravede un pezzetto di spalla. Anche io come te amo moltissimo l'Egitto e il mondo arabo, e al più presto ci tornerò, nonostante tutto questo, però che avvilimento... Una società ossessionata dal sesso, dal corpo, dai centimetri di pelle scoperta o occultata; lo specchio della nostra, in un certo senso. Come vorrei che esistesse una gradevole e simpatica via di mezzo!
    Buona permanenza da quelle parti, comunque (ah, che nostalgia!).

    fernanda

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  8. Hurriya, se poi ripartita per il Cairo?

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  9. ciao eleonora
    ti leggo da tanto e ne approfitto per farti i complmenti per la tua mostra.
    Mi sembra di capire che sei tornata in italia. come va? un po' di libertà riabbracciata?
    io vivo al cairo da 4 mesi, e conto di fermarmi qui ancora per un annetto, ma ahimè ho poche dritte su come vivere al meglio questo terra. Se hai tempo e voglia, ti va di darmi qualche consiglio o boh, qualche contatto "onesto" per una birretta al tramonto!? la mia mail è rossanamaiello@gmail.com grazie in anticipo Rò

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    1. Ciao Rossana,
      ti ho mandato un'email ma non so se ti e' arrivata.

      aggiungimi su facebook (noralavampiravegetariana@hotmail.it)
      o su skype nora86mafalda
      cosi' parliamo con calma!!!
      ti abbraccio!

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  10. Ciao. Io ho una situazione molto particolare. Sono sposata con un ragazzo arabo ma quando l ho conosciuto 3anni fa,mi ha rivelato di avere una ragazza con la quale doveva sposarsi. Io che lo amavo e lo amo piu di ogni altra cosa al mondo ho accettato la situazione e siamo rimasti insieme lo stesso. Adesso che il matrimonio é avvenuto,la sposa egiziana non vuole che sta con me e la sua famiglia l ha obligato a ritrasferirsi in Egitto x forza. L'unico modo x stare insieme é che io mi trasferisca al cairo ma di nascosto da quella! E visto che ormai la decisione l ho presa e sono irremovibile. Da dove posso iniziare x trovare un posto dove stare e un lavoro? Lui x il momento non puo aiutarmi perche é controllato a vista d'occhio ma vogliamo stare insieme lo stesso. Dammi un consiglio la mia mail é saraiacoangeli.si@gmail.com

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